lunedì 27 maggio 2013

L'Immaginazione Scientifico-Poetica


La matematica nella Letteratura

Ti con zero, pubblicato nel 1967, è essenzialmente la terza parte delle Cosmicomiche di Italo Calvino, in cui un personaggio di nome Qfwfq rappresenta il tentativo letterario di Calvino di seguire il flusso della scienza per capirla.


"...Si fa dunque riferimento ad una razionalità critica che, come hanno evidenziato le recenti indagini nell’ambito di alcune discipline quali la neurobiologia, l’epistemologia evoluzionistica e l’ecologia, non esclude ma presuppone l’emozione e i sentimenti. Da questo punto di vista, l’esperienza artistica, a partire dal Novecento, ha rispecchiato e spesso preceduto l’innovazione tecnologica e le nuove visioni del mondo suggerite dall'indagine scientifica. Essa rappresenta perciò una delle forme espressive in grado di percepire con anticipo e porre con incisività il tema del controllo diffuso delle nuove tecnologie e della loro realizzabilità in un mondo possibile e accettabile..."

Nella conferenza Cibernetica e fantasmi (novembre 1967), che seguì di poco Ti con zero, Calvino accolse con piacere l'idea di una letteratura elaborata da un cervello elettronico. In questo non c'è infatti la sconfitta dell'arte di fronte alla macchina, ma la conferma della rappresentabilità del "genio" o dell' "ispirazione" come "macchina scrivente". 
Questa interpretazione in chiave tecnologica della creatività nasce da una personale e dichiarata «agorafobia intellettuale». Non a caso, Cibernetica e fantasmi si chiude con il riferimento all'ultimo racconto di Ti con zero, dove Edmond Dantès cerca di immaginare la prigione perfetta, al fine di calcolare le possibilità di fuga dalla fortezza dove è rinchiuso. Allo stesso modo, il gioco dei possibili narrativi, all'interno del quale la letteratura sembra funzionare come un sistema tecnologico raffinato, mira a calcolare una possibilità di fuga dalla ripetizione e dalla prevedibilità del mondo. 
Un anno dopo, nelle Due interviste su scienza e letteratura, Calvino ritorna sull'argomento esaminando le possibilità creative ed eversive del ragionamento scientifico. Secondo Calvino, la scienza non concepisce affatto il linguaggio come strumento neutro e rigidamente codificato ; il suo culmine è invece la creatività dell' « immaginazione scientifico-poetica » che ispira le pagine più affascinanti di Galileo o i giochi verbali di Queneau. All'oggettività pseudoscientifica egli contrappone il ritorno a una visione mitica, costruita per immagini.
"Galileo usa il linguaggio non come uno strumento neutro, ma con una coscienza letteraria, con una continua partecipazione espressiva, immaginativa, addirittura lirica".
(Italo Calvino, Perchè leggere i classici)

Nessun commento:

Posta un commento