Uno dei meriti del genere fantascientifico è quello di porre le basi della narrazione su argomenti scientifici apparentemente utopistici e visionari,che spesso però, col passare degli anni, si rivelano tutt'altro, tanto che alla fine vengono ampiamente prese in considerazione dalla scienza. Si viene a
creare quindi una sorta di connessione tra il mondo reale e quello della narrazione, e il lettore non può non chiedersi se quello che sta leggendo un giorno esisterà davvero oppure no.
E' il caso de "Le Fontane del Paradiso" scritto nel 1979 da Arthur C. Clarke, un romanzo che racconta la costruzione di un ascensore spaziale, una gigantesca struttura orbitale che collega
un punto sulla terra con un satellite ad orbita geostazionaria posto a
decine di migliaia di chilometri di distanza tramite una rivoluzionaria tecnologia, il cavo monomolecolare (citato anche da William Gibson).
Un progetto in
grado di facilitare il trasporto di materiali in orbita senza l'utilizzo di razzi vettori.
Il protagonista del romanzo è l'ingegnere Morgan, creatore del Ponte di
Gibilterra, che lotta per realizzare il suo
sogno contro un esercito di oppositori: politici, concorrenti,
grandi compagnie, banche e monaci buddisti.
Ma il colpo di
scena del romanzo è l'arrivo di Stellaplano, una sonda aliena
che visita il Sistema Solare sconvolgendo la
vita, la società, la filosofia, l'etica e le religioni terrestri.
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